Patrizia Speroni
Leggimi

Toccata e fuga dei Depeche Mode a Sanremo

Il commento dalla Sala Stampa “Lucio Dalla” di Sanremo


Forse è vero quanto in molti sostengono: il tempo dell’attesa è il più bello. Consente di fantasticare, mette in moto l’immaginazione, solletica tutti i sensi, che si preparano a pregustare un piacere. La città di Sanremo si è bloccata. Si è capito che stava succedendo qualcosa in città: stavano arrivando i Depeche Mode. 

Abbiamo tutti pensato alla svolta, al cambiamento. Ci siamo cullati all’idea di un Festival che torna a permettersi i fasti di un tempo, quando avere fisicamente su quel palco Barry White, Freddie Mercury e Whitney Houston trasformava il sogno in realtà.

Non è la prima volta che i Depeche Mode sono ospiti internazionali all’Ariston. Lo erano già stati nel 1986, nel 1989 e nel 1999. Si sono ripresentati quest’anno, in occasione dell’uscita di “Ghosts Again”, singolo di lancio dell’album “Memento mori”, in pubblicazione il prossimo 24 marzo.

La voce dei Depeche Mode è Dave Gahan, considerato un vero e proprio animale da palcoscenico. Come tale l’ho pensato, immaginato. Ho pregustato il piacere di una performance aggressiva e di un coinvolgimento estatico del pubblico.

Lo so, tendo a facili illusioni, ma mai più avrei pensato di trovarmi di fronte ad un signore di mezza età, elegante, freddo, distaccato. L’ho visto volteggiare attorno a se stesso, ruotare su se stesso, centrato su se stesso. Un grande se stesso, molto poco rivolto al pubblico.

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”: un Dave Gahan un pò snob, con una leggera puzza sotto il naso. Così distratta dal suo distacco, non sono riuscita ad apprezzare il nuovo singolo, tantomeno uno dei loro grandi successi del passato: “Personal Jesus”. Meglio cullarsi nel piacere dell’attesa e percorrere le vaste praterie dell’immaginazione.

Grazie Dave Gahan. Hai castrato un’emozione!

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patrizia.speroni@aruba.it

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