Patrizia Speroni
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Confezioni famiglia: al supermercato i conti non sempre tornano!


Il supermercato, luogo a tutti familiare, tappa obbligata per veloci acquisti quotidiani, abituali spese settimanali, onerosi e ingombranti approvvigionamenti mensili e l’immancabile caccia alla confezione famiglia.

Il supermercato, moderno luogo di incontro per single, è sempre più zona di parcheggio per figli, crocevia di carrelli che si scontrano, si affiancano, si fermano, per consentire ai legittimi conduttori di impegnarsi in lunghe sessioni di conversazione.

Isola di refrigerio e di riparo dalla calura estiva, il supermercato si è fatto centro commerciale, strutturato appositamente per richiamare il maggior numero di persone, trasformandole in individui stanziali, orientati all’acquisto.

Il frequentatore abituale fa la spesa quasi ad occhi chiusi, sino a quando non entra nel tunnel della luce: cartelli di ogni forma, colore e dimensione lo travolgono nel vortice della promozione, della confezione famiglia, del prodotto convenienza.

Una forza misteriosa mi trascina nel reparto scatolame. Una colorata confezione di scatolette di tonno mi invita a comprare. Il prezzo è esibito come un vero affare.

Sfortuna vuole che la confezione in “formato convenienza” sia stata collocata vicino ad una confezione di uguale marca, ma a prezzo normale.

Chiedo aiuto alla moderna tecnologia del mio cellulare: se una confezione di 4 scatolette di tonno di 80 gr ciascuna costa al cliente € 3,49, perché la “confezione famiglia”, composta da 7 uguali scatolette costa € 6,69?

Piccola lezione di matematica:
3,49: 4 = 0,8725 x 7 = 6.1075

50 centesimi in più! Che cosa saranno mai? Poca cosa, è vero, se non si pensa a quanti clienti frequentano giornalmente il supermercato e quotidianamente acquistano.

In realtà non sono i 50 centesimi in più ad infastidirmi, ma è la modalità di comunicazione al consumatore che mi irrita e non poco.

Ne faccio una questione di principio e chiedo di parlare con un Responsabile. Eccolo! Mi si presenta poco dopo, fiero, nel suo camice bianco e ben stirato, armato di dialettica, quella un po’ pungente, mirata a convincermi della mia incapacità di comprendere i meccanismi dell’operazione commerciale.

Il primo tentativo fallisce sul nascere: ho – purtroppo per lui – una sviluppata capacità di comprensione. Scatta il “piano B”: operazione stordimento, attraverso la comparazione di diverse marche di tonno, con virata inaspettata verso analoghe politiche di altri supermercati.

Il suo argomentare finisce sempre per scontrarsi contro la dura realtà dei numeri: i soliti 50 centesimi in eccesso ed una spiegazione convincente che non arriva. La confezione famiglia fa acqua da tutte le parti.

Si fa largo il concetto del libero arbitrio applicato all’acquisto: sono libera di scegliere di comprare la confezione a prezzo normale, se la ritengo più conveniente.
Posto che il libero arbitrio trova più adeguata applicazione in contesti di ben altra natura, la questione è chiarissima: i conti non tornano!

Svista? Ricorso inappropriato ai termini: promozione, convenienza, risparmio? Pubblicità ingannevole?
O forse tra le corsie del supermercato la matematica è variabile quanto un’opinione?

In tal caso mi darò alla fisica quantistica del tonno!

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patrizia.speroni@aruba.it

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