Patrizia Speroni
Leggimi

Perché non puoi accettare un rifiuto?

Come una mente malata reagisce ad un NO


Che cosa c’è di tanto insopportabile in un rifiuto? Un no detto con il corpo, confermato con la lontananza e pronunciato a parole dovrebbe bastare.

Troppo difficile fare i conti con la non accettazione di sé da parte degli altri, quasi che il rifiuto possa metterci in discussione come persone. Un no ci fa perdenti e la sconfitta non fa parte di noi.

Siamo per natura dominatori e l’idea di possedere ci rassicura e ci rende forti. Possediamo oggetti, proviamo a possedere persone. Come un oggetto può essere maneggiato fino all’usura e trattato senza particolare cura – perché è nostro – così chi desideriamo fino all’esasperazione può essere ugualmente consumato. Consumato dai nostri insulti, offeso dai nostri sputi, soffocato dalla nostra ingombrante presenza.

La cronaca quotidiana ci mette di fronte a tanti no, quelli detti dalle donne ai loro partner o ai loro ex compagni. Perché al rifiuto di una donna fa spesso seguito una risposta violenta da parte dell’uomo? Accoltellate, bruciate, sfigurate dall’acido, picchiate a morte, minacciate, pedinate o, quando va bene, solo insultate.

Le donne non sempre parlano. A volte denunciano. Eppure continuano a morire. Spesso capita che qualcuno non ascolti e proprio questa incapacità di ascoltare – credendo – rende la vittima più vittima e l’aggressore più colpevole. La macchina della prevenzione e della protezione mostra tutti i suoi difetti.

Le coltellate, l’acido, le botte, le minacce, lo stalking sono l’esternazione malata di un desiderio di possesso non soddisfatto. Non posso averti, dunque non ti avrà nessuno.

Ecco perché ti uccido: perché tu non puoi dirmi NO!

Parlate, chiedete aiuto! www.doppiadifesa.it

 

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patrizia.speroni@aruba.it

2 comments

  1. È proprio di oggi la notizia di un femminicidio,l’ennesimo purtroppo,e stavolta la vittima è una poetessa ,come me.Sono notizie che devono far notizia e alle quali non ci si deve abituare,assuefare,rassegnare.Ho tre figli maschi , insegnamo loro ad accettare i no … a lasciare agli altri la libertà di rifiutare.
    Ti leggo con piacere,
    Barbara
    http://www.barbaradesimone.blogspot.com
    Ciao!

    1. Cara Barbara,
      in radio ci capita spesso di parlare di questo argomento. Mi spiace profondamente quando qualche ascoltatrice mi scrive che ha paura ad uscire. La paura è una prigionia. Sono pienamente d’accordo con te. Manca l’educazione all’accettazione del no.
      Grazie per le tue parole.
      Patty

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